Quando ho saputo di questa proiezione, in principio, mi sono girate un po' le balle, perché internazionalmente il concerto è stato condiviso il 25 maggio 2016, mentre per Sud America e Italia lo spettacolo è stato posticipato al 31. Volevamo distinguerci? Mah, chissà, Di sicuro volevano che morissi di impazienza. Sta di fatto che giorno peggiore non avrebbero potuto infliggermelo: la mattina seguente la mia sveglia sarebbe suonata prima delle cinque, il mio treno sarebbe partito dalla Stazione Centrale in direzione Verona alle sette spaccate e le mie ore di sonno avrebbero rasentato le quattro e mezza scarse. Ma io sono roccherolle e non temo il sonno!
Gli intoppi non mi hanno fermata anche perché avevo dato la mia parola a qualcuno che merita che ogni promessa sia un debito e ogni patto rispettato, ragion per cui io e la mia sorellina Silvia, armate di popcorn (lei) e caramelle in confezione da chilo (io), ci siamo messe in poltrona a godere di uno spettacolo che - se solo avessimo potuto viverlo davvero - sarebbe stato quello della vita, in assoluto il più indimenticabile tra tutti i concerti visti e scaraventati addosso in nemmeno due ore di musica.
I KISS non si smentiscono mai e il mio amore per loro non fa che accrescere man mano che il mio processo di stagionatura avanza. In epoca social è delizioso poter seguire quelli che sono i tuoi idoli via Twitter o Instagram, impazzisco quando Paul Stanley condivide delle foto improbabili dei suoi desinaretti preparati per quella bonazza della moglie, o quando il buon vecchio Simmons fa da promoter ai figli. Attraverso i loro link, tweet e scatti viene però ridimensionata la percezione di "inarrivabile" e viene resa a portata di click, una sorta di intimità e prossimità. Ecco, non nascondo che forse questo processo manipola e annienta quella devozione che si rivolge ai miti, a quelli che attraverso la loro musica o la loro arte hanno guidato pezzi importanti della tua esistenza, eppure una sorta di smaterializzazione delle, so called, divinità ti porta ad apprezzarne maggiormente gli intenti e le opere.
A fine concerto non avevo più voce, le mani tremavano ed ero al settimo cielo, come una bimba che ha appena assistito a qualcosa di fantasmagorico. I KISS hanno ammansito qualcosa in più di tutto quello che è ancora troppo complicato e va a gravare su quello che è già di per sé conciato per le feste.
I KISS ti incoraggiano, ti riempiono di energia allo stato puro, ti confortano, sono dei buoni amici che ti ficcano nel cervello che tutto andrà per il meglio, che ad impegnarsi si verrà ripagati e che la vita possa essere veramente una figata solo e soltanto se vissuta al massimo. Ed è proprio loro il rock del quale ho bisogno ora. Quello di cui ho avuto bisogno fin da quando ero una ragazzina.
La musica ti rimette insieme tutto quello che ti si è rotto.
Lo fa imponendoti di tenere il tempo, di saltare sulla poltrona, lo fa facendoti sentire bene, bene per davvero. E quindi gli poso perdonare persino di non avermi permesso di rivivere I Was Made For Loving You, cosa che invece avevano fatto nel lontano 1999, quando in compagnia di Federico e Tiziano, mi sono guardata e goduta il concerto a Milano da posti riservati, felici come nessun altro (forse solo un pochino meno di Tiziano) di essere stati lì a pochi metri dallo PSYCHO CIRCUS.
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