mercoledì 28 giugno 2017

Dei miei primi 15 anni

E niente.
Oggi sono 15 anni esatti da quando "si sono presi quel bel pezzo a brutto muso". E un po' di blues ce l'ho. E non è bastato finire un corso da 150 ore, non è bastato comprarmi un servizio di piatti, una caffettiera, delle matite colorate e un pareo con un teschio per giocare a far finta e farmela passare.

Mi prenderò il lusso di essere autoreferenziale e userò le mie stesse parole per fermare questo promemoria che ha il sapore di un traguardo affannato e sofferto, eppure, a suo modo conseguito.

Non è che la vita della gente vada sempre a gambe all'aria senza motivo.



"Dieci anni
Dieci anni da quella sala operatoria, dieci anni dal male, dieci anni di insegnamenti, rinunce, prese di coscienza e spiegazioni, dieci anni di sospiri e rammarico.

Dieci anni di incoraggiamenti e spugne da gettare via lontano con tutte le mie forze e dieci anni di cazzate, perchè tanto altri dieci anni mica ci sarebbero stati a detta loro. 
Dieci anni e io penso a chi sta peggio, ma cazzo, anche a chi sta meglio.
Dieci anni da quello squarcio, dieci anni dall'addio alla normalità. Dieci anni sciolti in una bustina che sa di arancia e va masticata come se fosse farina, polvere che indolenzisce lo stomaco e spacca i reni, il fegato e a volte non serve nemmeno a un bel niente.
Dieci anni a guardarmi nuda allo specchio con la testa piegata su una spalla, a volte detestandomi, a volte accudendo me stessa come se fossi una bambina.
Dieci anni nella speranza di un miracolo, di un'aggiustatina, di un rammendo, di un ripristino, di un ctrl + alt +canc, di una soluzione o anche solo della ripresa delle trasmissioni da dove si erano interrotte: come se niente fosse mai successo.

Dieci anni da quel letto di ospedale, dieci anni dalle preghiere degli altri alle quali avrei risposto con bestemmie e maledizioni. Dieci anni di ricordi, dieci anni di amara accettazione e saggezza da dispensare pacatamente.

E ora, a dieci anni? E ora, dopo dieci anni splendo nel "far finta", ma anche nel "fa niente". Perchè se non lo dico io, nessuno lo sa, nessuno se ne accorge.

Buon anniversario alla mia pancia, che è una panzona, ma che è la base del mio albero. Buon anniversario alla mia cicatrice, l'unica che non mi sarei mai scelta. 
Buon anniversario al mio addome senza muscoli, molle come pasta per il pane, sempre pallido e ben nascosto. 
Buon anniversario a me, perchè neanche da spezzata retrocedo, e me lo sono pure scritta addosso, perchè sono cattiva come l'erbaccia, acida come un limone, ma buona come lo zucchero a velo su una torta appena sfornata.

No, non sei bastato nemmeno tu a levarmi dalle palle.
Caro destino, rassegnati, perchè sono più velenosa che mai.

Occhi un po' lucidi, capelli raccolti male, sorriso di circostanza, trucco sfatto e una giornata come tutte le altre".

28 Giugno 2012

martedì 20 giugno 2017

Di Bloodino lontano, anche se per poco


"Guardo le foto e mi asciugo gli occhi.
Sono scema, vero? Certo che lo sono. Ti ho salutato alle sette di stamattina eppure sembra chissà quanto in più.
So bene che sei al fresco, che sei trattato come un principino, che sei in montagna dove puoi essere libero e felice, mentre qui fa caldo e tutto quello che c'è da fare è un po' più gravoso, pesante, sudaticcio e sfiancante.
È solo che tu sei quei venti chili d'amore che giorno per giorno mi hanno inflitto la vita, le passeggiate, l'aria aperta, i sorrisi, le priorità e il benessere. Anche quando tutto era così insostenibile da sembrare impossibile.
Tu sei il sollievo nonostante tutto e tutti, tu mi fai credere che si possa essere speciali facendo semplicemente quello che è normale, esistendo e basta, mettendoci anche solo un po' di cuore.
Oggi non so a chi raccontare che nel corso dell'ultima lezione con maestri e professori c'era un bel clima allegro, che quasi profumava di vacanze.
Non so a chi dire che a fine delle due ore di gessi alla lavagna sono stata travolta da un applauso di ringraziamento e che non me l'aspettavo proprio. E forse nemmeno lo meritavo.
Non so a chi dire che ho dovuto aspettare che passassero tre treni, perché sono passata a spiare la nostra casetta immaginaria, come avrei fatto con un amore segreto e che per punizione per la mia impazienza il passaggio a livello non si apriva più.
Non so a chi dire che le ciliegie che ho comprato sono proprio buone, che mi sono portata avanti per domani e che ho avuto una buona idea pensando alla chiave di scorta della macchina.
Non so con chi dividere i cantucci, ma anche gli yogurt e persino i ghiaccioli.
Non ho un peluscetto da abbracciare, non ho una pelliccetta in cui affondare il naso e le dita, non ho nessuno che mi scansi dal letto o dal divano a zampate, nessuno che mi russi accanto, nessuno che mi imponga una passeggiata tra i moscerini, le zanzare e i maggiolini.
Come sei bello orsetto mio, come sei simpatico, pesciolino di lago con le orecchie grandi grandi. E quanto sei prezioso con quei dentini bellibrutti e quel cuore indomito che non conosce esitazione.
Divertiti, mostro delle paludi, canestrello buffo, Bidibonzi puzzone.
Oggi ho scritto io sul tuo diarietto, così è un po' come averti qui. Mi manchi, sai?"
Dal diario di Bloodino, 19 Giugno 2017