domenica 14 agosto 2016

Degli incontri casuali

Prendo la macchina e chiedo a Bloodino di accompagnarmi nei boschi. Tra tutti gli imbranati della Terra io sono da medaglia d'oro.  In piano ho sempre le scarpe da trekking, nei boschi e in salita le Vans Old Skool.
Camminiamo lungo un percorso vita tenuto così bene da farcela rischiare almeno un paio di volte, la vita intendo.
Ma con le scarpinate ci stiamo prendendo gusto e il mio cagnino è stupendo quando esplora felice e sicuro di sé.

Abbiamo trascorso un'ora di saliscendi tra rovi, foglie secche, frustate di rami e pietre sulle quali giocarsi le caviglie. Entrambe. Contemporaneamente.

Scendiamo, riprendiamo il sentiero che porta alla macchina, mi ricordo del cartello che segnala una strada chiusa, senza protezioni. Chissà dove mi porta. Le gambe non sono ancora abbastanza stanche. Ricominciamo a salire.

Duecento metri e trovo soltanto una casa, una donna che guarda i fiori, due cagnini che abbaiano. Meglio filarsela. I valtellinesi non hanno proprio dei bei modi. Spiego alla donna, un'anziana coi capelli tinti da poco del nero "toglimi dieci anni se puoi", che mi trovavo lì per caso e che cercavo una via diversa dalle solite per lasciare il cane libero di correre.

Iniziamo a parlare. Ha una casa bellissima, una villa come quelle che costruiva il marito in Svizzera, una di quelle coi balconi in legno con le incisioni decorative, una di quelle con le tendine inamidate, i mobili rustici e le foto senza polvere.

Mi racconta la sua vita con dignità e contegno dei montanari, ma senza quella diffidenza maliziosa di chi vuole farti fesso. Sembra molto sola.  E stanca. Ma è  ospitale.

- Tu hai studiato perché parli bene
- Ti voglio dare la ricetta del risotto con le zucchine. E tu ce l'hai una bella ricetta col basilico?
- La vita è un destino che non puoi comandare. Io certe cose me le sogno e poi si avverano.
- Ma poi torni a trovarmi la prossima volta che passi di qui?

La ricetta di una pasta con base di pesto, melanzane, pomodorini e pecorino ce l'avevo. E lei se l'è voluta scrivere. Annotava piano, perché la compagnia che ti regala una sconosciuta che ha tempo a sufficienza per sentire accenni di una vita di felicità e tragedie, mica la si può avere ogni giorno.

E mentre era intenta a segnare nero su bianco i passaggi, gli ingredienti e le dosi, io sentivo già il bisogno di raccontare della Signora Elena - che lavorava nella trattoria Milvia per andare a Morbegno - mi son detta "O le faccio una foto o mi prenderanno per la cazzara in vena di condividere balle".

Mi ha lasciata con parole che mi hanno fatta riflettere, ma anche sorridere. Le lascio qui, perché non le voglio dimenticare:

- Vedi come sei fortunata? Non sei sposata e non hai figli. Puoi costruire tutto da zero.
- Stai con gli amici, viaggia, prenditi cura di te. Non uscire con chi capita, non andare a ballare. Perché il destino arriva sempre e solo quando vuole lui. E se uno ti vuole bene. Lui ti trova.

Ho sgranato gli occhi, un po' in soggezione, forse anche un po' desiderosa di dare credito a quello che mi diceva e ho sorriso.

Mi sono sentita dire che ero bella e che sembravo brava e buona. Chissà se mi si legge in faccia anche quanto sia scema. E quanto male faccia ancora ricordare.

Le ho promesso di portarle un pezzo di torta e di tornare a trovarla. E voglio essere di parola.

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