giovedì 12 gennaio 2017

Dell'acido, della violenza, di una mattina di gennaio

Ho messo i calzettoni sul calorifero (quelli sexy, eh, mica quelli caldi da combattimento), ho preparato una fattura e intanto ho temporeggiato, aspettando che il freddo diventasse meno crudo e che il coraggio avesse la meglio sulla fifa che provo all'idea di uscire di casa.

Complice un bestiolino che se la ronfa sul letto, ho potuto frugare tra rassegne stampa che mettono il voltastomaco, notizie dal mondo che raggelano e fatti di cronaca che mi fanno sentire perplessa, sconsolata, avvilita e persino sconcertata, se volete.

Volti bellissimi sfregiati dall'acido, corpi cui viene dato fuoco, bambini e anziani presi a calci, sputi e pugni, giustificazioni che non stanno nè il cielo nè in terra, violenze inaudite per colpa del posto sbagliato al momento sbagliato. Eppure, in un modo o nell'altro, le donne e i deboli in genere, se la cercano sempre no?

Stava con un delinquente, cosa ti aspettavi?
Stava con un balordo, cosa ti aspettavi?
Stava da sola per strada, cosa ti aspettavi?
Stava con un alcolizzato, cosa ti aspettavi?
Stava con un negro, cosa ti aspettavi?
Stava con un violento, cosa ti aspettavi?

Io? Ah, io non ne so niente, però in un vecchio sogno - a Guantanamo - più o meno dopo la mezzanotte per almeno tre sere a settimana, guardavo un film che non avrei voluto vedere e non mi aspettavo un cazzo di niente. Se non che quella proiezione macabra avesse fine.

Ma mi verrebbe da dire, nella mia presunzione di zitella inacidita, che non è detto che sia così semplice mettere la parola fine a certi drammi, a certe persecuzioni, agli esiti che alcune forme di NON amore hanno sul corpo, sulla mente, ancora di più nella percezione di sé.

Prima di giudicare o di dare lezioni di vita, ringraziate Dio - o chi per esso - per il vostro culo al caldo, per i vostri volti sempre e solo accarezzati, per le vostre mani che non hanno motivo di tremare, per il vostro telefono che si accende per un saluto, un avviso, ma mai per tormentarvi.

Ringraziate per la vostra famiglia, che romperà anche i coglioni di tanto in tanto, ma che vi ama e non vi abbandona. Ringraziate perchè ogni giorno potete rimettere mano alla vostra vita, reinventandola, con il lusso di poter pensare a quello che mettete nel piatto, alla nuance di rossetto da spiaccicarvi in viso o stabilire in quale modo annoiarvi o lamentarvi di tutto quello che non vi va a genio.

Ma smettetela di dedicare il vostro sdegno a chi è più debole, fragile, incapace, persino paralizzato all'idea che esista la possibilità di cambiare. Siete bravi, infallibili, dei modelli indiscussi e chi dice il contrario? Ma fate pure schifo quando puntate il dito senza remore, senza vergogna, senza pietà.
Perché chi dovrebbe pagare, dovrebbe essere sempre e solo chi si macchia di crimini che meriterebbero di essere risarciti con l'interruzione immediata dell'erogazione dell'ossigeno.
E una manica di botte, ma proprio tante eh.

Pensieri così, belli leggeri, di buon mattino, con la luna storta ancora prima delle nove.
Avanti, Savoia!

E adesso - per almeno un'altra settimana - farò finta che i telegiornali non esistano.
Nice and easy.

Niente foto. Oggi no.

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