martedì 22 marzo 2016

Del 22 Marzo 2015

" È una domenica mattina vestita ancora da inverno. Le macchine strisciano asfalto e pozzanghere senza riguardi e io penso alla quiete di questo istante mentre le campane chiamano bambini e anziani alla messa e la pioggia zittisce gli schiamazzi sgraziati dei passanti qui sotto.

Mi manca scrivere, sono una persona diversa, una persona migliore quando lo faccio. Mi manca raccontare, raccontarmi, ridipingere ciò che vivo, sento e vedo attraverso il filtro delle mie parole preferite e lasciare che qualcuno ci si perda o ci si imbatta, anche solo per sbaglio. È un esercizio di pulizia interiore, è un atto premuroso verso tutto quello che altrimenti soffoco e taccio. È non vanificare  la memoria di ciò che accade, di ciò che perderei tra impegni, responsabilità, burocrazie, distrazioni e buone e assai cattive abitudini.

Entra luce dalle tende. Sono sveglia da ore eppure non so lasciare nè te che mi abbracci nè il piumone che ci avvolge. Guardo le pareti rosse, bianche e blu della camera. Mi soffermo a ripensare alla bellezza dei momenti in cui abbiamo scelto, posizionato ogni oggetto attorno a noi e sospiro ricordando quanto il dolore sappia sbiadire il senso più profondo di ciò che ci ha uniti a favore di quello che ha resi vittime, ognuno a suo modo, di noi stessi.

Amore, noi viviamo una rivoluzione fatta di conquiste, forza di volontà, impegno e conferme quotidiane e mentre dormi io vorrei svegliarti per dirti che sei il mio orgoglio, che sei il mio coraggio e che non mi sembra ancora vero di non averti perso e che tutto sia come è ora. Perché non te lo ricordo abbastanza. Perché forse non lo so fare come vorrei.

E poi penso allo sciroppo d'acero che mi chiederà di tuffarsi su un lettino di pancake (e vogliamo scontentarlo?). Penso al nostro cagnolino che ci darà un buongiorno da straziare il petto di tenerezza e sorrisi. Penso che come non mai nella vita sia arrivato il momento di ripagare chi mi ama con una Erica non più fragile, assopita, dimessa, spaventata, disperata. E penso che qualcosa in me stia di nuovo gemmando e che il miracolo di ciò che ancora è, di ciò che è come non lo è mai stato non possa più essere mortificato e messo in pericolo da ciò che non sarà mai più.

È una domenica mattina in cui c'è tanto da fare,  a modo nostro. Tu compri una lanterna,  la tieni in cucina per anni. Poi arrivo io, ti mostro un'immagine e tu mi chiedi di comprare dei cactus. E ora abbiamo anche una serra microscopica che sa di armonia e sintonia. Che sa di noi."



È che ho abitato quel sogno giusto il tempo di un errore.
È che tutto quello che ero, tutto quello che davo a cuore aperto, tutto quello che facevo e sognavo per due, non è servito che a niente.
E provo rabbia. E provo dolore. 

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